“Ciò che vive è qualche cosa di diverso da ciò che pensa. Questo è un dato fondamentale di oggi, con cui dobbiamo fare i conti. Un tempo potrebbe essere stato diverso, da mondi più tardi potrebbe avvicinarsi lucente un'unione siderale; comunque adesso, in quest'ora, essa non esiste. Non solo farci i conti: riconoscere, difendere l'epoca orestea, il mondo come costruzione spirituale, come appercezione trascendentale, l'esistenza come costruzione spirituale, l'essere come un sogno della forma. […] Dalla mancanza di senso del processo materiale e storico si innalzò una nuova realtà, creata dagli emissari della ragione formale, la seconda realtà, elaborata dai lenti raccoglitori e convogliatori di decisioni del pensiero. Non c'è ritorno. Nessuna invocazione di Ishtar, nessun retournons à la Grand- mère, nessuna evocazione dei regni delle Madri, […] può mutare minimamente il fatto che per noi non esiste più uno stato di natura. Dove è presente allo stato di natura, l'uomo ha carattere paleontologico e museologico. L'ultimo uomo […] non è più natura, ha percorso la strada sulla quale l'ha spinto quell' “assoluto reale”, divinità, pre-divinità, entità originarie, pre-originarie, ens realissimum, natura naturans, in una parola: il cuore delle tenebre – egli è uscito dalla natura. La sua meta, magari anche solo una fase di passaggio, comunque la sua missione esistenziale, non è più natura naturale, bensì natura elaborata, natura di pensiero, natura stilizzata – arte.” (Gottfried Benn “Lo smalto sul nulla”, Adelphi)